Personale Commento dell’opera “La Tempesta” di Shakespeare

Leggendo “La Tempesta” non si può non rimanere scioccati dal linguaggio infarinato di belle parole e di esagerati frizzi e lazzi introdotti. Penso che Shakespeare in quest’opera abbia raggiunto l’apice della sua tediosità.

La trama non sembra nascondere alcun senso profondo e a cercare di darglielo possono provarci migliaia di ragionamenti machiavellici. Sarà anche una sorta di testamento, un lascito che preannuncia il suo ritiro, ma ancora, il ripetersi continuo dei ruoli dei personaggi nelle varie sue tragedie e l’intreccio quasi nullo delle vicissitudini, la rende priva di originalità. Forse il nucleo tragico è sempre lo stesso perché l’uomo è pur sempre un uomo?

Come opera dà l’impressione che chiunque munito del dizionario dei sinonimi obsoleti l’abbia potuta scrivere. È un’impressione superficiale. 

Esprimo un giudizio negativo soprattutto per il fatto che Shakespeare mi ha emozionato diverse volte perciò avevo un’aspettativa piuttosto altro, inoltre credo che il teatro possa dare di più di qualche bella parola in perfetta retorica drammaticamente romanzata.

Dalla lettura ho potuto comunque riconfermare quello che lo studio del teatro elisabettiano mi aveva già comunicato, ovvero quanto il genere shakesperiano sia distante dall’apprezzamento comune e quanto le battute del testo siano all’opposto di quel carattere chiamato spontaneità; spontaneità che diventa eccessiva quando veicolata da canovacci e maschere della commedia dell’arte.

Non nego la fatica di prestare attenzione a tale opera, infatti due ore di rappresentazione e come minimo altrettante di lettura pesante e per niente stimolante mettono a dura prova anche lo spettatore o il lettore più appassionato.

A parer mio è un’opera che non rende omaggio alla fama che il nome di Shakespeare porta nel mondo.

Dunque concludo il mio commento chiedendomi, in modo anche un po’ retorico, se ho letto questo testo ancora con un pensiero immaturo o se davvero c’è chi può sostenere le mie argomentazioni ed esserne concorde.