Gavage di talento

Si va dallo spiare voyeuristico specificità fisiche e morali di macchiette realistiche, al talento di apparire ricolmi di talento.

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«Gli spettatori non trovano quello che desiderano, ma desiderano quello che trovano.» [Guy Debord, La Réfutation]

«Il motivo per cui guardo Italia’s Got Talent è che in una puntata di solito il novanta per cento dei concorrenti è senza talento. Fa ridere.» [Mia Sorella]

Shinee Lucifer

In un mondo spiegato in termini numerici statistici e di auditel, cresce l’interesse per il talent-show.

È moda di sicuro, ma anche modo in cui l’interesse degli spettatori è piegato, ritorto all’interno delle solite logiche.
Inoltre la forma del reality a ben vedere non è cancellata da quei programmi che consideriamo distinti dal reality show solo perché si concentrano sul talento.

Negli ultimi tempi lo schermo propone e si propone come realtà del concorrente comune, che in realtà non è così comune. Si guarda insomma a una realtà talentuosa. Nel frattempo il talento non è affatto esploso, è stato propinato con costanza in dosaggi ridotti ma neanche –si pensi a San Remo, Chi Vuol Essere Milionario, Miss Italia– che ora sono aumentati rispondendo con purezza e sacralità a logiche di marketing.

Quello che si fa è ridere dell’assenza di talento e ammirarne la presenza, ma il talento –che non è un merito– è scoraggiante. E anche del merito diremo che definirlo tale è relativo al contesto. Quale merito non è un talento? Con Miss Italia la critica è facile, si tratta del merito di non avere meriti.

Si consideri talento la capacità di irretire la massa o parte di essa, una capacità può essere talento solo se viene riconosciuta. Perciò i talenti non si scoprono, si riconoscono. Si scoprono le qualità che funzionano meglio in un periodo, in un segmento spaziale, temporale, culturale, ambientale, sociale, insomma vari fattori ma specifici tra AB.
Migliaia di Edith Piaf hanno cantato per le vie di Parigi. Ora sono tutte morte tranne una.

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Che “la fortuna la si crei” è romanticheria, di fatto famiglia, appartenenza, pubblicità, apparenza, slogan, presenza personale, creano un contenuto che sarà a discapito di altri in termini di promozione, ma non possiamo giudicare i contenuti scartati rispetto a quelli ben mediati come superiori perché il metro di giudizio è stato relativizzato. Nel caso del talento, il riconoscimento pubblico è tutto.
Perciò il talent-show per riconoscere talenti dev’essere visto e apprezzato.
Il riconoscimento pubblico è un buon strumento di valutazione? Nessun fan di una POPular-star risponderebbe con una negazione.

In fin dei conti questo non-merito spiattellato in televisione è una spavalderia che fa bene, che genera buon umore.
Dato che –non le masse– ma lo stesso singolo preso da solo, figlio dell’uomo-massa baudelairiano, territorializzato sul divano dimensione neo-borghese, non pensa, introietta, è da dire che quando la performance va bene, allora è vero che è una buona performance. Non è la performance soggetta a giudizio, l’analisi è al giudizio e il giudizio è fonte di verità.

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Perciò il talento come nozione è sacra. La considerazione principale percorre sia le olimpiadi sia ventiquattr’ore in sala parto. In fin dei conti, che tu sia un detrattore o un promotore del medium non ha importanza perché ora «il vero è un momento del falso».
Sono una finta esplosione di vita e la vita è presupposto totale, divino. Spingendo il tubo dentro la gola che ingozza l’oca, il gavage sfrutta la compulsione a nutrirsi e gli allevatori possono produrre il foie gras.

Ad essere sfondati sono il limite dell’intelligenza e quello della stupidità. Ma non è un male che i limiti tendando a spostarsi neutralizzandosi tra loro, commutandosi vicendevolmente, facendo il giro.

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Esistono poi altri talenti oltre a quelli mediati-mediatici, che sono sì mediatizzabili, ma che preferiscono mantenere un basso profilo. Il talento di arricchirsi generando orde di poveri alle proprie spalle. Il talento di moralisticheggiare sulla timeline di facebook per riempire la propria vita. Il talento di far sentire inferiori le persone che ti circondano basandosi ingenuamente su una fortuna che è più un caso.